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Pandemia e crisi dei microchip: settore auto in difficoltà

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Tra le conseguenze della recente pandemia c’è anche quella che è già stata ribattezzata “crisi dei microchip”.

Lo scoppio della crisi

Che la chiamate “chip crunch” o crisi dei microchip, nella sostanza poco cambia: il mondo è a corto di microchip. Ma come siamo arrivati a questo punto?

Le cause della crisi sono molteplici e ogni settore ha le sue specificità. Ciò detto, per quanto riguarda nello specifico il settore automobilistico, ecco cosa è andato storto. Innanzitutto con l’avvento della pandemia e il conseguente calo delle vendite per il 2020, le case automobilistiche hanno ridotto le proprie scorte e i propri ordini di semiconduttori. Contemporaneamente e contrariamente alle previsioni, la domanda di microchip è aumentata, soprattutto a causa del crescente utilizzo di tecnologia informatica dovuto a fenomeni in crescita come il telelavoro. Ciò ha comportato una carenza sistemica di microchip e la conseguente creazione di numerosi colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento delle case automobilistiche. I consumatori insomma, hanno appena cominciato a intravedere le conseguenze di fenomeni avviati già più di un anno fa.

Pandemia e crisi dei microchip: i numeri del settore auto

Come evidenziato dal centro studi Promotor, i numeri della crisi sono molto significativi.

In particolare, nel mese di ottobre 2021, le immatricolazioni europee sono calate del 34,3% rispetto allo stesso periodo precedente la pandemia. Nel nostro paese in particolare, la contrazione è stata del 35,8%. La crisi d’altronde si è fatta sentire in tutta l’area dell’Europa occidentale, ivi compreso il regno Unito e con l’unica eccezione di Irlanda, Islanda e Norvegia.

Unico dato positivo è la crescita del settore delle auto elettriche e ibride. Non stupisce poi, l’aumento degli acquisti di auto usate. Il rapporto del numero di veicoli usati venduti ogni cento auto nuove, è infatti aumentato, passando dai 170 del primo semestre dell’anno, ai 244 di media tra luglio a settembre.

Molte cause e nessuna soluzione

La pandemia è sicuramente il fattore primario per spiegare la crisi del microchip. Essa infatti, oltre ad aver comportato una contrazione nel reddito di molti cittadini europei e una sfiducia generalizzata nel futuro, ha allungato enormemente i tempi di attesa per i veicoli nuovi.

In questo quadro, colpisce solo l’inattività dei governi europei, che per adesso non hanno varato misure significative per contrastare la crisi del settore auto che secondo gli esperti si protrarrà ancora per tutto il 2023.

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